lunedì 25 luglio 2011

Blogger da giardino

Che periodo ragazzi! Denso di incontri, contatti, idee, collaborazioni... tutto nel mondo parallelo del web, ma la passione è la stessa del reale e la prospettiva di realizzare alcuni progetti alimenta questa passione. Non so come incanalarla, come renderla, appunto, realizzabile, ma intanto tesso fili, conosco, imparo. E gioisco per chi ce la fa, sperando un giorno di brindare anche per me e la mia fulminante idea (che ancora non è pervenuta).
Leggo, leggo e leggo, tutto ciò che prima era carta, ora sono blog, siti, giornali on-line. Eppure tutto questo per gli altri ricade sempre sotto la voce "cazzeggio": non è giusto! E' vero, c'è anche lo spazio per la chiacchiera, ma per lo più c'è la condivisione di contenuti, opinioni, abilità.
Per esempio, la giornata del 21 luglio, con l'evento donnexdonne: troppi interventi da leggere, tutti bellissimi, ragionati, approfonditi. Ho tentato un riassunto, ma davvero le voci sono così variopinte che il tempo non lo permette, e la vita "reale" chiama forte, e reclama la mia presenza... e allora io concilio il dovere e il piacere: delle belle letture in giardino con un occhio alle malefatte dei mocciosi scatenati.


Poi il "riassunto" di donnexdonne lo farò: non sapete che energia mi ha dato leggere imprese di ragazze forti e propositive, intuizioni, approfondimenti, interviste, divagazioni, e pensieri raccolti tra lavoro, famiglia, vacanze.
Ho il cervello in fermento: una bellissima notizia ricevuta stamattina ha dato il via a una rincorsa di pensieri belli ma molto confusi sul mio futuro. Aspetto L'IDEA.

*il titolo del post è ispirato a questo articolo di Panzallaria.

giovedì 21 luglio 2011

#donnexdonne: Raccontare

C'è fermento tra le donne del web. Il 13 febbraio ha lasciato un segno in tutte noi: non siamo più quelle di prima, non accettiamo più in silenzio certe situazioni - abbiamo deciso di muoverci, di reagire e stiamo usando la rete per cominciare la rivoluzione. Non ci piace l'immagine di donne in guerra tra loro (detta anche del pollaio) in cui veniamo ritratte: ne abbiamo discusso, anche con toni accesi, nel gruppo Facebook #donnexdonne, e su twitter, e abbiamo deciso di pubblicare oggi, tutte in contemporanea, la nostra idea di buona prassi al femminile. La mia è questa: raccontare quello che succede. Non tacere. Non vergognarsi. Non sentirsi inadeguate. Chiedere aiuto. Valorizzarsi. Avere fiducia. E ancora raccontare...

Erica è una mia amica. E' da poco mamma di una bambina bellissima e deliziosa dal nome importante, identica a lei. Ci siamo conosciute nel periodo più furibondo della mia vita, siamo state sempre insieme per mesi, mi ha trovato il lavoro (ed era il mio capo), era con me la notte prima della mia laurea. Poi, per i casi della vita che il destino spariglia, ci siamo perse: le nostre amiche sono partite e la rete si è spezzata. Ci siamo ritrovate grazie alla nostra amica "de pariggi", che mi ha detto solo "Chiamala": Erica era incinta, innamorata, felice. Ed è ancora gioia di rivedersi, scambio di panze e vestitini, caffè e chiacchiere. E se all'inizio non si parla che di bambini, parti, svezzamento, poi il discorso si amplia sempre di più e si comincia a discutere della sua ripresa del lavoro - e l'ultima volta che me ne ha parlato giuro che mi stavo per mettere a piangere. Non c'è niente di nuovo rispetto a quello che siamo abituati a leggere in giro (per esempio sul blog di Stefania) sul tema maternità/lavoro, ma conoscere il valore  personale e professionale di una tua amica e vederlo umiliato così fa veramennte male. Le ho chiesto di scrivere due righe su quello che le è successo in ufficio e se potevo condividerle sul blog, ha accettato, e ora vi invito a leggere cosa succede in Italia nel 2011.

Mi racconti a grandi linee il tuo lavoro prima della gravidanza?
    Lavoro da 4 anni in una Società di un grosso Gruppo Bancario. Ero responsabile di un’importante funzione aziendale, a capo di un progetto strategico, ma soprattutto ero il “braccio destro” del Direttore Generale; sono un Quadro, quindi anche l’orario non era rigido, potevo gestire abbastanza autonomamente la mia giornata lavorativa; ero dotata di tutti gli strumenti aziendali necessari: pc portatile, blackberry e, quando mi serviva, l’auto. Oltretutto il mio ruolo prevedeva parecchi spostamenti nel nord e nel centro Italia. Insomma… il mio lavoro mi piaceva davvero un sacco!
Com'era il rapporto con i colleghi e i superiori?
    Ho sempre avuto un buon rapporto con tutte le persone di cui ero responsabile, ho sempre cercato di tenere al centro “la persona”, con i suoi bisogni e le sue attitudini, chiaramente senza perdere di vista gli obiettivi aziendali. Con il mio capo avevo un rapporto di totale fiducia, ho dato e avuto tanto.
Consideravo l’azienda un luogo piacevole in cui andare ogni giorno; un luogo in cui crescere, sia umanamente che professionalmente e, non ultimo, un luogo in cui coltivare soddisfacenti “rapporti umani”; difficile parlare di amicizie, soprattutto alla luce di come sono andati i fatti. E non dimentichiamo che, proprio fra i miei colleghi, ho trovato l’amore!! Purtroppo non tutti hanno gioito con me di questo incontro… Soprattutto quando ho detto di essere incinta.
La reazione di colleghi e superiori quando hai detto di essere incinta?
    L’ho detto prima di tutto al mio capo: l’ho invitato fuori in pausa pranzo e non scorderò mai la sua reazione! Ha smesso di mangiare e continuava a dire “Cazzo! Cazzo!". Mi ha chiesto di non parlarne più per tutto il pomeriggio, aveva bisogno di dormirci su per capire come organizzarsi. La mattina seguente, mi ha comunicato il suo piano: mi ha chiesto di dimettermi; mi avrebbe aiutato lui a trovare un altro lavoro, non dovevo preoccuparmi…
Pensavo di aver passato il momento peggiore e, per tirarmi un po’ su, ho convocato un incontro informale con il mio ufficio, sicuramente loro sarebbero stati felicissimi come lo ero io…
La sorpresa è arrivata quando una ragazza (NON UN MASCHIO!) mi ha detto “Ci hai tradito! Proprio tu incinta!”, ma il bello doveva ancora arrivare: rotto il ghiaccio, anche gli altri hanno trovato il coraggio di dirmi che da me non se lo sarebbero mai aspettati!
Che rapporto avevi con le colleghe mamme prima? secondo te erano discriminate?
    Ho sempre avuto, nei miei gruppi, mamme e posso affermare, senza timore di essere smentita, di non averle mai discriminate. Anzi, cercavo di valorizzarle.
Probabilmente, però, l’Azienda in cui lavoro non ha mai agevolato la famiglia. Lo vedo adesso, con gli occhi di mamma che capisce fino in fondo le mamme.
Hai lavorato durante la gravidanza?
    Ho lavorato fino al terzo mese, poi ho avuto una minaccia di aborto e sono entrata in maternità a rischio.
Avevo dato la mia disponibilità a lavorare da casa e ad andare in ufficio uno o due mezze giornate alla settimana. Ma, a mia insaputa, il mio capo aveva iniziato a screditarmi e ad accusarmi ingiustamente di cose fatte o dette.
Da allora NESSUNO dei miei colleghi mi ha mai fatto una telefonata.
In questi mesi, poi, è successo di tutto: mi hanno chiesto di restituire tutti gli strumenti aziendali; hanno assunto una persona nuova (non in sostituzione di maternità) che ha preso il mio posto in alcune delle mie mansioni; il mio capo ha inviato una mail in cui, a seguito di una riorganizzazione interna, un altro dei miei ruoli si è rivelato inutile e quindi mi ha esautorata (mi ringrazia per quanto fatto fino a qui e per la professionalità dimostrata). Insomma, se confronto un organigramma pre-maternità (in cui il mio nome compariva in 3 caselle, nella parte alta…) con uno attuale, vedo che il mio nome è SPARITO!
Come organizzerai il tuo tempo tra lavoro e bambina?
    Non ho chiesto il part-time, da noi è visto come un limite e, se decidessero di concederne qualcuno, devo mettermi in coda, ci sono almeno altre 8 mamme che l’hanno richiesto prima di me.
A settembre tornerò in ufficio (a fare cosa?), inserirò la mia bambina al nido, dove me la terranno fino alle 16.30 (perché, a detta delle simpatiche coordinatrici con cui ho parlato, non si possono caricare bambini così piccoli di troppe ore lontano dalla mamma), ma siccome io lavorerò a tempo pieno (necessariamente), ho bisogno anche di una baby sitter che vada a prenderla e la tenga fino a che io non torno a casa. Il tutto per la modica cifra di 870 euro mensili (escluse malattie della bambina).
Come cambierà secondo te il tuo modo di lavorare?
    Ho tanta voglia di tornare e di riprendere a lavorare. Mi piace pensare che sarà come prima, che riuscirò a dedicare al lavoro le energie e la passione di prima; il tempo no di sicuro, avrò i minuti contati e temo che questo si trasformi in una perdita di concentrazione.
Che tipo di aiuto ti è mancato o ti manca?
    Il vero limite è sapere di poter contare solo su sé stessi (io e il papà siamo soli qui a Verona), se non hai una famiglia d’appoggio ti accorgi che nessuno ti dà una mano. I nidi comunali non ti vogliono perché sei una famiglia con doppio reddito (!); i nidi privati costano una cifra e sembra che ti tengano il bambino perché sono gentili; trovare una baby sitter è un terno al lotto; frequentare altre mamme è difficilissimo; frequentare non mamme è impossibile!

Un'altra mamma messa da parte. Un'altra donna ferita.
Ma ne stiamo parlando, la state conoscendo, ci arrabbiamo con lei, le siamo vicine. E lei non è più sola, perchè noi sappiamo chi è, quanto vale, quanto ama il suo lavoro. E anchese questo non risolverà i suoi problemi dal punto di vista pratico, almeno non è più sola.

Leggete tutti gli interventi dei blog partecipanti cliccando questo link e su Twitter cercate il tag #donnexdonne. E buona giornata!

lunedì 18 luglio 2011

Picciridda is back!

La coppia delle meraviglie si è riunita, esultiamo! Non sto parlando dei principi monegaschi, detti anche il Panzone e la Secca, ma dei mocciosi del mio cuore: lei rientrata dal soggiorno alpino, lui rimasto qui ad attenderla impaziente. 
Lei, incapace di nostalgia per i genitori, è diventata la regina del paesello, grazie alle mise da spettino regalate dalla fiera nonna.
Lui, incapace di nostalgia per chicchessia, si è goduto lo status di figlio unico: sveglia tardi e partenze flaccide per il nido, giochi in esclusiva, genitori disponibili 24/7, ma soprattutto la prima volta al cinema! 
Dopo aver letto l'efficacissima recensione di (figli di) Genitoricrescono, il terzetto gaudente si è precipitato al centro commerciale, sede della multisala dove si proietta Cars 2. Piccola premessa: io e il Marito siamo allergici ai centri commerciali; per dire, ne hanno costruito uno vicino alla nostra ex-casa, enorme, 5 anni fa, e noi non ci abbiamo mai messo piede e per questo io sono vista come un'aliena. Cose tipo Ikea, Castorama, ecc con prudenza, ma io dopo massimo un'ora devo uscire, mi manca l'aria. Ebbene... arriviamo al mega centro commerciale in perfetto orario per lo spettacolo delle 16 e scopriamo che è la versione in 3D (e se dico che detesto anche il 3D?)... Minchia! Non ci pensiamo neanche ad affontare 2 ore con gli occhialetti e puntiamo allo spettacolo delle 17,10 - ergo: un'ora e dieci ad aspettare. Nel centro commerciale. No panic. Dopo gelato, 150 giri sulle scale mobili, puntatina in qualche negozio (e libreria a comprare questo), entriamo. Vorrei dire "buio in sala" ma questo avviene come sapete quasi mezz'ora (di pubblicità) dopo, durante la quale il nano chiede 700 volte "Quando comincia? Dov'è McQueen?". E poi, finalmente, buio in sala. Cosa ci è rimasto del film? A CialtrOne "Cricchetto che è andato in bagno e si è lavato con le spazzole"; al papà la spettacolare scena iniziale; a me una sensazione, durata un'ora e mezza, di non capire assolutamente niente della trama... ed era un film per bambini... E comunque la cosa più tenera era il moccioso che ogni tanto allargava le braccia e, mettendocele al collo diceva "Guarda i miei amici!". Bello lui!

Da oggi siamo tornati alla solita vita estiva: la mattina i nani al nido estate, costoso come una crociera nei Caraibi, io e Marito al lavoro e poi a boccheggiare; al ritorno dei nani, la casa si rianima di urla, dispetti, spinte, qualche "scusami non lo faccio più", qualche bacino, bibe, terra ovunque, crackers, acqua, "lasciala stare", "vi divido!", "vai in castigo", docce, DVD... E poi se Dio vuole mangiano (poco) e vanno a letto presto. Lasciandoci solo stanchezza e racconti, gelati e google plus (mannaggiattè).

domenica 10 luglio 2011

Senza picciridda

(Dedicato con pernacchia alla PDM* che ha detto che a casa sua non si deve usare la parola "scugnizzo") 

Quante possibilità avevamo di finire ancora al pronto soccorso col nano anche stavolta? Poche, se c'era da vincere il premio fedeltà pescato random tra i top utenti dell'anno; molte, se vediamo sotto quali auspici è iniziato l'anno. In breve, l'occhio del pupone ha intercettato qualche sassolino partito dal tagliaerba, e ben strofinato si è procurato una "parziale abrasione corneale". Io ho un po' sottovalutato l'entità del danno, ma visto che CialtrOne (peraltro noto palchista quando si tratta di microferite) continuava a piangere e lamentarsi, l'abbiamo portato in ospedale dove un oculista, un po' perplesso dalla forza fisica del treenne, lo ha impomatato e bendato. E benvenuto Pirata delle Dolomiti! (c'è di buono che poi ha dormito una cifra e stasera alle 9 era KO).
Però però.
Ho lasciato la piccolina dai nonni. Per qualche giorno. E se con suo fratello mi ero abbastanza abituata (abbastanza!), per lei è la prima volta e mi manca già tantissimo. E se gli addii non sono stati strazianti per lei, ma per noi che dovevamo consolare CialtrOne per la partenza, adesso il silenzio assordante della sua assenza mi stringe il cuore. So che sta bene e non le manchiamo ma che me ne frega? Io non riesco a stare senza di lei e se ripenso a tutte le volte che avrei voluto smaterializzarmi o che li minaccio di mandarli in collegio non vengo assalita dai sensi di colpa, ma dalla CERTEZZA di colpa. Quindi, Vostro Onore mi dichiaro colpevole di abbandono di nana ricciolona e sottovalutazione cronica dei rischi per la salute dei miei figli: sono pronta a scontare la mia pena di 5 giorni in balìa di un treenne che per consolarsi dell'assenza della sorella (o meglio per punirmi del fatto che non è rimasto lui dai nonni) avrà da me ogni briciola del mio tempo, che spenderemo in piscina, al cinema, al parco giochi; accetto la pena pecuniaria di euro 2,50 - corrispondenti a 5 chupa chupa; giuro che nelle serate romantiche col mio amore, e in particolare domani, che festeggeremo 7 anni insieme, non penserò ad altro che alla mia bambina picciridda. Ma non garantisco. 

*dicesi PDM la Persona Di Merda, in questo caso specifico un veronesedimerda, razzista e omofobo (oltre alla frase citata, ha buttato via le collanine colorate con cui giocava il figlio perché, dice PDM, "è un gioco da femmine").

venerdì 8 luglio 2011

Giorni sospesi

come fluttuanti su bollicine di champagne
festeggiamenti, vacanze, libertà
tutto sta per arrivare
ma è ancora tutto immobile come quest'aria che ci soffoca

la pagina bianca
una risata, una lacrima e poi niente
non c'è riconoscenza, non c'è comunione

e poi invece
chiacchiere risate progetti amiche
mai viste eppure così familiari

e un tavolino, due sedie
un niente che cambia l'estate,
la prospettiva più bassa più fresca più tranquilla
era a portata di mano

domani cominciano (o finiscono?) i nostri giorni sospesi, noi li toccheremo come bolle di sapone
Immagine presa da qui

domenica 3 luglio 2011

Hic manebimus optime

Il Paradiso. 
Siamo stati accolti dall'aria fresca di montagna, millemilamiliardi di molecole di ossigeno che ci hanno spettinati. Verde ovunque, distese di prati che i bambini hanno percorso a perdifiato. Un lago dal colore magico, smeraldo (pare che sia colpa di un'alga ma io continuo a sognare che sia solo perchè ci si specchiano gli alberi), l'acqua trasparente e invitante - infatti la nana ci è finita dentro fino alle ginocchia - e, uditeudite, pesci (veri) che nuotano vicino alla riva.

Sabato siamo andati a vederla e fra meno di un mese la casa di Heidi sarà nostra (solo per le ferie, eh, mica mi metto fare il formaggio di capra!).
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