mercoledì 4 giugno 2014

Dieci cose che ho imparato a Nettuno

(Ché a noi il titolo SEO pare necessario, sebben che siamo nicchioni e che ci piace spaccare i maroni)
Forse siete tra i due o tre che non sanno che venerdì ho partecipato al matrimonio della mia amica Fri a Nettuno: forse ignorate anche lo sbatti estremo per la scelta di scarpe/pochette/smalto cui ho sottoposto tutti i miei contatti social e le mie colleghe. Per voi che ignorate tutto ciò, ecco la guida al matrimonio nettunense in un giorno di quasi estate.

1. Signore mie che avete sdoganato il nero ai matrimoni, ho una notizia per voi: non sembrate affatto più magre.
2. Si può ballare ai matrimoni anche con musica bella, non è necessario mettere lammerda per far muovere le chiappe alle vecchie. Noi siamo stati intrattenuti per ore da questo quartetto locale, i Nuar in jazz, cercateveli se siete in zona.
3. Lo smalto non è un trattato di pace Israele-Palestina: diamoci una calmata. A nessuno interessa se quel grigio topo ha sfumature di ottanio o petrolio incompatibili col bordeaux del vestito; certo, si può evitare la grezzata di mettersi lo smalto giallo con vestito giallo, scarpe oro, pochette gialla e fiori in testa gialli. Ma fondamentalmente, come si dice? Tutti guardano la sposa. A meno che non siate Lady Gaga (e c'era la sua sosia, che non è passata inosservata). E a meno che non decidiate di fare una cosa BOLD e presentarvi multicolore (non l'ho fatto).
4. Studiate le lingue (grazie mamma e papà di avermi fatto studiare e viaggiare): può capitare di dover fare serata con dei francesi e sentirsi dire "c'est dingue, tu parles parfaitement et sans accent!".
4 bis. Non datela mai vinta ai francesi, ve la meneranno a ogni occasione, per sempre (tipo che sono fermi alla vittoria dei mondiali del '98): per questo non lasciate MAI che siano loro a chiudere la serata. Morite di dolore ai piedi ma chiudete il locale.
5. Tacchi, questi bastardi. Ho detto tutto.
6. Provateci voi ad andare a un matrimonio in Veneto dove conoscete solo la sposa: il rischio di diventare un'anima sola, sebbene ubriaca, con la tappezzeria è concreto. A Nettuno diventate amici di tutti, anche di Lady Gaga (cui ho scroccato pure una cicca, per dire).
7. Anche se avete smesso di fumare cinque mesi fa, senza nessuno sgarro, ai matrimoni si può fumare: l'unico neo è che il gusto della prima sigaretta fa veramente ma veramente schifo. Alla terza fa ancora schifo, ma meno. Alla quinta, con l'aggiunta di 48 bianchi e un limoncello, vi chiedete perchémmmai avete smesso di fumare, era così bello. Il giorno dopo, siete senza voce.
8. Ma chi lo sapeva che Nettuno era così bella?
9. Capita che il ristorante sbagli a stampare i menù e al posto di Francesca scrivano che la sposa è Alessia. Il nordico imbosca tutti i menu sbagliati, avvisa il personale, ne parla sottovoce coi vicini di tavolo, "ma non diciamo niente alla Fri sennò si cruccia". Il nettunense fa partire il coro e il brindisi "A-LES-SIA! A-LES-SIA! A-LES-SIA! A-LES-SIA!" non una ma decine di volte. E tutti giù a ridere (soprattutto la sposa).
10. La sposa è sempre bellissima (ma lei troppo di più).

lunedì 14 aprile 2014

Scrivere

Vorrei ritrovare la facilità e l'immediatezza che avevo nei primi tempi del blog, quando ogni avvenimento, anche il più insulso, poteva diventare argomento per un post. 
Quand'è stata l'ultima volta che ho pensato "questo lo scrivo sul blog"? Ieri, e il giorno prima, e quello prima ancora, e ancora. Eppure tutto si trasforma in una foto su instagram, uno status su fb, un messaggio su whatsapp. E svanisce. E passa l'ispirazione e con lei la voglia di scrivere. E poi diciamocelo, c'è gente che scrive un sacco meglio. Però c'è questo fatto della memoria familiare e personale: chiedetemi quando ho smesso di allattare, quali parole dicevano i miei figli, quando ho pensato che la vita 2.0 fosse un casino più eccitante della 1.0, ecco, io so rispondere perché l'ho scritto sul blog. Chiedetemi cosa abbiamo visto al cinema quest'anno, quando ho smesso di appassionarmi al lavoro, che cosa abbiamo fatto in vacanza... Diamo colpa all'età, ma davvero boh e boh e boh.
Quando stavo scrivendo la tesi, lavoravo e vivevo coi miei; a un certo punto ho deciso di tornare a vivere a Verona per finire quella dannata e schifa tesi e da questa decisione si è scatenata un reazione a catena: nuova casa, nuovi amici, la fine dell'università, un lavoro vero, concerti, l'amore e tutti il resto. Ma vigliacco che mi ricordi come è maturata in me questa scelta: è stato un colpo di testa? O ci ho pensato a lungo? Ho deciso da sola o ho chiesto consiglio?
Non so perché ci ho ragionato proprio oggi, sono a little bit confused.
Scrivo titoli di post che non pubblico, la pagina non è tutta bianca. Quello su come abbiamo sconfitto Peppa Pig chissene; idem quello su ferri e uncinetto. Salverei solo quello sul mio primo giorno di scuola, ma magari lo pubblicherò quando sarà il Suo primo giorno di scuola. O forse faccio un conto unico e tiro fuori tutto. Boh.
Confusion
(saranno i 40...)

venerdì 31 gennaio 2014

Gli otto tesori: il dolce per il capodanno cinese - ancora #liberericette

Oggi l'ego del blog sta fluttuando ben oltre i mocciosi 3msc: dopo la ricetta delle puntarelle di silvia Tropea, mi vanto di ospitare un'altra firma autorevole di genitoricrescono, Supermambanana, che, con la scusa di liberare una ricetta, ci offre degli spunti culturali interessantie un'ottima occasione per festeggiare: lo sapete che oggi è il Capodanno cinese? Let's party!
Grazie Super! (Anche a nome dei muri della mia casa, you know :-))

La ricetta del Ba Bao Fan - gli otto tesori

Auguri di prosperità per il nuovo anno Cinese, l'anno del cavallo, che comincia oggi. 
Come mi dicevano oggi in ufficio colleghi cinesi, il proverbio dice "quando arriva il cavallo, immediato è il successo". Qui a Liverpool, per chi non lo sapesse, esiste la seconda, per dimensione, comunità cinese del Regno Unito, dopo Londra, e la più antica in Europa. I legami con la Cina sono stretti e duraturi, l'Università di Liverpool ha un campus in Cina, e dal secondo anno in poi le classi raddoppiano di numero per accogliere i ragazzi che, dopo il primo anno di studi in patria, possono scegliere se continuare qui. E la maggior parte di questi, manco a dirlo, sceglie di venire in occidente. Di questi, e, devo dire, di queste. La popolazione femminile subisce un notevole boost con l'arrivo delle colleghe dalla Cina, e per me è diventata una piacevole costante negli ultimi anni avere il privilegio di parlare con queste ragazze, raccontarci le nostre esperienze di expat, certo distanti, perché la strada che abbiamo fatto per venire qui è molto differente, ma che alla fin fine  hanno tanto in comune.
Come mi diceva una studentessa cinese, "back home I'm a girl, here I'm a Chinese girl". Il che è vero, per tutti e per ogni latitudine, se in Italia io sono una donna, qui sono una donna italiana, e gli eventuali stereotipi si sommano e creano sinergie fra loro. Ma essere una Chinese girl serve anche a sbaragliare degli stereotipi: se materie come ingegneria o informatica sono scelte prevalentemente dai ragazzi qui in occidente (ne abbiamo parlato in molti modi su genitoricrescono) in Cina, o in Asia in generale, questo non succede, la scelta è davvero paritaria. Ci sono molti fattori che contribuiscono a questa scelta, che non ho le competenze di stare qui ad analizzare, la politica del figlio unico prima fra tutte: se hai un solo figlio, allora tutto il tuo investimento, le tue aspettative, le tue passioni, vengono riversate su questo preziosissimo tesoro, e se questo figlio è una figlia, è lei che beneficia di questa attenzione esclusiva; le ragazze cinesi che ci raggiungono, e che devo sottolineare per amor di correttezza provengono da famiglie molto attente e senza problemi economici, hanno una cultura di base vasta e variegata, e uno slancio ottimista verso il futuro, che vedono tipicamente in Cina e con un lavoro entusiasmante. E questo atteggiamento fa molto bene alle loro colleghe orientali.

Ma tornando alla ricetta, e al capodanno. Per stasera ho preparato per i boys, che comunque so hanno passato una giornata all'insegna della Cina (stanno preparando la cerimonia della danza del leone da giorni per stamattina) il dolce tipico del giorno del capodanno cinese. Si chiama Ba Bao Fan, che vuol dire "otto pietre preziose", o "otto tesori", più o meno. È un dolce antichissimo, la tradizione risale a più di tremila anni fa, e la leggenda vuole che sia stato inventato per commemorare otto valorosi guerrieri che vinsero una battaglia contro un dispotico tiranno. È il classico "rice pudding", sarà per questo che suona familiare anche ai britannici. E come ogni pudding, anche se sono sicura l'originale avrà tantissimi ingredienti super esotici, in realtà lo si può customizzare con quello che è a disposizione, l'importante è che lo spirito della tradizione sia mantenuto.
E quindi, per cominciare, vi servono le otto pietre preziose, gli otto tesori. Che devono essere otto varietà di o frutta secca o semi e noci. Per esempio, questa volta io ho usato:
1. Semi di sesamo
2. Mandorle
3. Albicocche secche
4. Uvetta
5. Pezzi di ananas secco
6. Ciliegie candite
7. Prugne secche
8. Semi di zucca
Per il pudding vi serve:
- un bicchiere di riso, del "glutinoso" cinese, ma ho scoperto che il classico riso da risotto va benissimo, del resto il riso Arborio e quello cinese provengono dallo stesso cultivar giapponese.
- due cucchiai di zucchero
- un cucchiaino di olio, sceglietene uno con un sapore molto blando
- due cucchiai abbondanti di… beh in teoria pasta di fagioli rossi, ma io uso il burro di noccioline. Si potrebbe provare anche la nutella, ma temo che l'integrità cinese del piatto verrebbe compromessa dall'uso della cioccolata. Fate voi :-)
Innanzitutto cuocete il riso, e aggiungete alla fine lo zucchero e il cucchiaio di olio. Mescolate e lasciate a raffreddare. 
Procuratevi una coppa tipo stampo per budino, che possa essere usata per un bagnomaria. Io la rivesto di pellicola trasparente perché viene più semplice capovolgere il pudding, ma se siete ardimentosi usatela "nature" e imburratela.
Cominciate a disporre le "pietre preziose": considerate che il pudding andrà rovesciato, quindi disponetele a vostro estro artistico sul fondo della coppa e le pareti. Man mano che disponete le pietre preziose, riempite di riso, e pressate bene. Prima dell'ultimo strato di riso, spalmate i cucchiai di burro di noccioline, finite con lo strato di riso, pressate bene e, se usate la pellicola trasparente, chiudete il tutto.
Cuocete a bagnomaria per un 40 minuti.
Fate raffreddare appena, e capovolgete in un piatto da portata.
Per servire, condite con uno sciroppo alle mandole, o alla frutta secca.
Kung hei fat choy!


“Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web”.

A questo link trovate tutte le ricette di oggi e tutte le modalità per sostenere il Centro Astalli: invito tutti a dare anche un piccolo contributo, in questo momento anche 5 o 10 euro fanno la differenza.

Le puntarelle di Silvia per #liberericette

(Dedico questa ricetta alla mia mamma che fino ai miei 39 anni mi ha nascosto l'esistenza delle puntarelle per poi presentarmele sotto forma di libidine pura sott'olio).

La prima ricetta che partecipa a #liberericette #freearecipe 2014 mi è stata regalata da un'amica preziosa e speciale, Silvia Tropea, aka (chevvelodicoaffà) l'Avvocatanostra, la metà non svedese di genitoricrescono
Siccome la ricetta, nonché le puntarelle nevvero, saranno una voce dell'enciclopedia "Poesia in cucina" (ed. Cannavacciuolo, Roma), vi invito a goderne in anteprima e a trarne tutti i benefici. Poi vi interrogo tutti sul termine ammarvire. 

Grazie Silvia! 

LA RICETTA DELLE PUNTARELLE

Le puntarelle non sono un semplice contorno: con la loro forma arricciata, sono sicuramente attorcigliate alla doppia elica del DNA di un romano.
Avrei la tentazione di non spiegarvi cosa sono di preciso: se non lo sapete… peggio per voi. Ma so che questo atteggiamento è il tipico esempio della spocchia romana, quella che ci fa sempre, immancabilmente pensare “io so’ io e voi non siete…”. Quindi scendo dalla biga e vi cerco un’immagine di cosa sono le puntarelle.
Questa è cicoria catalogna e le puntarelle sono i suoi germogli.
I germogli, si tagliano per tutta la loro lunghezza, dividendoli in 4 parti, e ricavandone dei filetti croccanti.
L’operazione fondamentale è immergere subito questi filetti in acqua ben fredda e lasciarli lì finchè non si arricciano per bene. Il riccetto è fondamentale: non cambia il sapore della puntarella, ma la rende allegra, vivace. Ne fa quell’annuncio precoce di primavera che ti ricorda che l’inverno finirà. La puntarella è una stella filante di carnevale: è fresca e croccante, non può appartenere all’inverno, quindi di sicuro ne siamo quasi fuori. La puntarella è ottimista. La puntarella è proprio romana: ti mette allegria pure quando non c’è proprio gnente da ride e poi ti fa pensare “ma che c’avrai da ride”.
Una volta arricciate, le puntarelle si scolano per bene e si condiscono con una pozione magica.
In una ciotolina mettete delle acciughe sott’olio, ma buone buone. Non fate i tirchi: prendetele siciliane, cicciotte e polpose. Prendetele così buone da farvi venir voglia, mentre condite le puntarelle, di mangiarvi un’acciughina su pane e burro.
Le tagliata in punta di coltello a pezzettini più piccoli possibile, quasi una poltiglia. C’è anche chi usa la pasta di acciughe, ma quella è fatta con le teste, è buona per fare l’esca dei pesci, mescolata alla mollica di pane e pecorino, non è roba per esseri umani.
Alle acciughine spappolate mischiate uno spicchio d’aglio tagliato finofinofino (come la mortadella di Funari), ma proprio a pezzetti minuscoli. Poi ci mettete l’olio buono (sì, certo, extravergine. Ho detto buono, io uno ne conosco buono!), possibilmente della Sabina. Poi un pochino di aceto di vino bianco e mescolate la pozione. Quando diventa un bel composto torbido, lo versate sulle puntarelle e ci mettete un po’ di sale.
E poi ve le mangiate….
NO!!! Lo sapevo che ci cascavate!!! No che non ve le mangiate subito: devono stare lì almeno un’oretta, si devono ammarvire, devono diventare almeno la metà.
Tenete conto che da ogni piede di catalogna, usando solo i germogli, ricavate poche puntarelle, poi le mangiate quando sono ammarvite… Insomma, capiamoci, non ne comprate poche, che poi vi pentite.
Se non ve la sentite di tentare la capatura (un po’ laboriosa) e l’arricciatura in acqua fredda, per le prime volte potete comprarle anche già pulite (sì, trovatele al mercato vostro, oh non laziali!).
Qualcuno si starà chiedendo: sì, vabbè, ma quante acciughe, quanto aglio, quanto aceto…
Belli miei, e che ve lo devo dire io? Mettetene quanto ve ne piacce. Io abbondo, soprattutto con le acciughine.
Bon, adesso cantate “Roma nun fa’ la stupida stasera” mentre condite le puntarelle e buon appetito, Io vado a mangiarmi quelle lì nella foto.
Io ho liberato le puntarelle, ma trattatemele bene, che ne ho una attorcigliata all’aorta.
Silvia


“Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web”.

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martedì 28 gennaio 2014

Mo' me lo segno

Memento mori
Interno bagno; due cialtroni in vasca:
- Bambini smettetela di schizzare acqua dappertutto! Se scivolo mi spacco la testa!
- E poi muori?
- E a noi arriva una mamma nuova?
- Sì che bello, un'altra mamma!
- Io ne vorrei una che si chiama Michela!

Piange il telefono
Cialtroni a casa dei nonni:
- Bambini venite a salutare la mamma e il papà!
- No
- No grazie

Piange il telefono #2
Cialtroni a casa
- Bambini venite a salutare i nonni?
- No
- No grazie

Ritenta, sarai più fortunato
Casa Cialtrons, divanata pre-nanna
- Mamma?
- Dimmi
- Lo sai che ti voglio tanto bene?
- Amore!
- Papà?
- Dimmi (occhi a cuore)
- Lo sai che voglio tanto bene alla mamma?




domenica 5 gennaio 2014

Crescere

Una piovosa domenica. Pomeriggio. Silenzio.
Io sto leggendo un libro a dir poco coinvolgente: 750 pagine che stanno scivolando via come l'acqua, una passione incontenibile.
Il segnalibro è una foto di quasi 6 anni fa. Ora lui è seduto al tavolo dietro di me e sta costruendo un trattore difficilissimo, dopo essersi studiato le istruzioni per una manciata di minuti e aver diviso tutti i pezzi per colore.
La piccolina-grandina dorme nel lettone col papà.
Non ho bisogno di altro che questa piccola felicità.




giovedì 1 agosto 2013

Out of office

Torno per dire che parto per le vacanze (destinazione Calabria)


Non farò come quelli che, in vacanza, postano ogni mezz'ora l'appello "Siete in vacanza, disintossicatevi da Internet!": non credo al rehab, no no no (cit.), soprattutto se quelli che lo propongono sono proprio i tossici. Donc, se vorrete seguire le vicissitudini cialtroniche e il 3fucknigG mi assisterà, mi trovate, spero poco, su Instagram, Twitter (@chiaradinome) e pagina fb (apropo, ne mancano 4 per arrivare a 200, fatevi trovare al mio ritorno). Tu Phrolivina, invece, mi trovi su uazzap per dirmi che è nato il royal baby di #noizie, grazie tessòro.
Fate i bravi, se potete, o meglio fate quello che volete.
Besos
Chiara

lunedì 29 aprile 2013

Trionfo di tulipani al Parco Sigurtà

Abbiamo approfittato dell'UNICO giorno di sole di questa stramaledetta primavera per ossigenarci le membra in un posto meraviglioso, il Parco Sigurtà a Valeggio sul Mincio. Siamo stati così fortunati da beccare in pieno la fioritura dei tulipani, con sommo gaudio della fotocamera dell'iPhone (che ho quasi fuso). Ci è andata meno bene col viaggio: il parco si trova a pochi chilometri da casa nostra, ma abbiamo fatto l'errore di prendere l'autostrada e uscire a Peschiera... Non uscite MAI a Peschiera: è il casello più stronzo del nord Italia. In più era giorno di festa, quindi abbiamo pascolato nervosamente per mezz'ora allo svincolo, due palle colossali. Secondo errore: dire ai bambini che stavamo andando in un parco. Per loro la parola parco non è mai disgiunta da -giochi, e ve la devo spiegare la figata di ripetere ogni quarto d'ora che non ci sarebbero stati giochi ma solo fiori, verdi prati e 4 animali da cortile? da qui la recensione lapidaria dei due bassi: "Questo parco è BRUTTTISSSIMO, non c'è neanche uno scivolo". (Ecco, se posso permettermi, cari Signori Proprietari del Sigurtà, lo spazio è immenso, mettetece du scivoli, 'na giostrina, 'na sabbiera, che ve costa? Non voglio immaginare cosa farebbe un trentino o un qualunque nordeuropeo con tutto questo verde a disposizione...). Se mi frequentate su Instagram avete già visto le foto, che ho copiosamente riversato senza filtro alcuno: in ogni caso io ve le rimetto tutte qui in fila, rifatevi gli occhi (però se non vi piacciono i tulipani cambiate blog)

 
 

domenica 31 marzo 2013

E tanti auguri a me

Metto sempre l'avvertenza quando arriva un post autoreferenziale, anche piuttosto stupidamente perché è il mio blog, se non parlo di me stessa di chi devo parlare? Premessa stupida due volte: primo, perché dice la prof non si parla del blog sul blog; secondo, perché non è vero che parlo di me stessa, ma del 15% di me e di quello che penso e che mi succede (le controindicazioni di essere me).
Insomma, oggi sono trentanove ed è pure Pasqua che per i cattolici prêt-à-porter come me (quelli che non vanno a messa ma si sposano in Chiesa, non pregano ma esultano per il nuovo Papa) è la festa delle uova di cioccolata, delle colombe, dell'abbacchio (ah, no, non è politically correct, l'ha detto pure il Papa) che noi abbiamo sostituito con cotechino (il maiale non soffre nonono) e lenticchie, viste le temperature BiancoNatal.
E quindi sono trentanove e non sentirli come dice il saggio, soprattutto perché i brufoli non mi abbandonano e io che speravo che bastasse aumentare gli anni senza diminuire la quantità di cioccolata.
E a trentanove non mi sento più chiamare Chiara o mamma ma Matilde, decisione presa all'unanimità da Sua Maestà delle Mocciose, che mi richiama all'ordine 1. se non ho fatto i compiti (quando Lei è la maestra) 2. quando non mi posso trattenere in cameretta e OSO parlare col papà, aka il Lupo Massimo o Giovanni (a seconda dell'umore) che è cattivo e mi vuole mangiare (quando Lei è la mamma). Quindi nelle placide stanze, rese tali dal Dio Lego, risuona un solo grido, stridulissimo, "Matideeeeeee!" (sì, senza L, perché intralcia).
Trentanove e godere per pochi minuti del Cialtrone nel lettone, ché un conto è a pochi mesi tra pianti, suoi, e mestizia, mia; invece adesso c'è tutta la tenerezza e la gratitudine della sorpresa e dell'imprevisto "Davvero posso dormire nel lettone con te?!". E vederlo addormentarsi con la mia mano sulla guancia che lo calma, che meraviglia signora mia, mi pare ieri che è nato, uh come passano in fretta...
E grazie degli auguri e dei fior


giovedì 28 febbraio 2013

Febbraio in pics

Perché questo mese non sia passato invano e il blog non rimanga intonso...
Chiedo aiuto alla regia per le slide:

Ho pregato tutti i santi che non avevo ancora tirati giù dal calendario perché rimanessero sani ALMENO fino alla festa di Carnevale della scuola: mi hanno ascoltata e anzi abbiamo la fortuna di essere ancora tutti integri nonostante intorno a noi si contassero le vittime dell'influenza. Tutta questa fede mi è venuta perché più di ogni cosa i mocciosi desideravano travestirsi e partecipare a questa agognata festa: non è passato giorno senza che mi chiedessero di provare i costumi di Spiderman (ereditato da una collega che mi passa i vestiti dei suoi figli) e di Biancaneve (pazientemente cucito da me comprato al centro commerciale dopo aver scartato 70 vestiti da principessa rosa-fuxia-ciclamino-lillà). Poi, come si conviene, su 150 bambini c'erano 40 Spiderman e 30 Biancaneve, 50 principesse e gli altri non pervenuti perché decimati dal morbo. 

Poi siamo andati al lago di Ledro a goderci la neve:
E ce la siamo non solo goduta ma abbiamo proprio dovuto apprezzare e sfruttare al massimo questo dono della natura...
Si capisce che la caldaia non funzionava? Che ci siamo scaldati core a core intorno alla stufa e non ci siamo lavati per tre giorni? Però è stato bello e istruttivo.

E mentre facevo l'eremita sul letto di paglia, il web mi regalava una nuova esperienza: per il mese di febbraio sono stata tra gli autori della sezione Bambino di Donna Moderna (qui il link ai miei post). La cosa che fa più riderissimo dell'universo è che mi hanno assegnato la rubrica Neonato nonostante io avessi esplicitamente sottolineato che "ringrazio Dio ogni giorno di non avere più neonati in casa": per fortuna la capa Laura è stata comprensiva e mi ha fatto scrivere di cose che so (e non di quello che vagamente ricordo dei neonati).

Quando ho iniziato l'avventura del blog venivo da anni in cui non leggevo altro che Panzallaria e Mammamsterdam. Non sono riuscita ancora a incontrare Panz, ma non demordo. Barbara invece...
Dopo anni di corteggiamento virtuale, e baci e abbracci, e quanto mi piaci, e perchè non scrivi un libro, e quando vieni in Italia, e come stai, e i bimbi, e tira e molla - alla fine il libro del cavolo l'ha scritto e ha organizzato pure il tour del cavolo nel Lombardo-Veneto approdando finalmente tra le mie braccia a Brescia. Premessa fondamentale: mi arriva a Brescia il giorno del patrono. Mi vedete col navigatore a girare per una città automobilisticamente parlando sconosciuta e nel dì di festa? E qui mi cala dalla nuvola la mia deus ex machina, Santa Patrizia che, prendendosi una piccola pausa dalla campagna elettorale, mi accoglie nella sua stellata macchina e mi trasporta dalla divina Summa. Grazie Patrizia!
E com'è 'sta Summa? Un ciclone di parole, di intelligenza, di ironia. Forse un po' più timida di come te l'aspetti, ma come si dice spesso dopo i blog-incontri, mi sembra di conoscerla da sempre. Quanto la amo! E quanto mi sono piaciuti i suoi amici, Massimo Giuliani, detto il Prefattore, che mi ha fatto finire pure su BresciaOggi; Silvia, amica d'infanzia di Barbara, la donna di cui m'innamorerei se fossi uomo, che fa la prof e ha anche un blog fico, I consigli di Morgana. Poi Barbara si stupisce (troppa umilté - alla Sacchi - signora mia), ma c'era anche una sua fan che accende il computer ogni giorno sperando in un suo nuovo post e ci ha anche raccontato che esiste un modo per far entrare la matematica anche nei cervelli di gallina, si chiama Kumon e lei lo insegna. 
Arrivo a Brescia a mani vuote, un classico mio, e torno colma di regali from Amsterdam: cioccolata, Statale 17 e un lavoretto carino e facile da fare coi bimbi
(non capisco peché i colori siano diversi nelle foto, comunque a sinistra è il before, a destra l'after)
(OVVIO che mi sono divertita di più io a farlo che quei due bassi, forse perché mi è piacuto tanto smadonnare per le istruzioni in olandese - solo alla FINE mi sono accorta che erano anche in inglese)

Ehi! Ma io ho un RAGAZZO di 5 anni a casa!
Buon compleanno amore! Ti auguro gioia, serenità, salute (e di smettere di ruttare a tavola, mentre ceniamo)

Facciamo il pane e andiamo a leggere in biblioteca

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