venerdì 31 gennaio 2014

Le puntarelle di Silvia per #liberericette

(Dedico questa ricetta alla mia mamma che fino ai miei 39 anni mi ha nascosto l'esistenza delle puntarelle per poi presentarmele sotto forma di libidine pura sott'olio).

La prima ricetta che partecipa a #liberericette #freearecipe 2014 mi è stata regalata da un'amica preziosa e speciale, Silvia Tropea, aka (chevvelodicoaffà) l'Avvocatanostra, la metà non svedese di genitoricrescono
Siccome la ricetta, nonché le puntarelle nevvero, saranno una voce dell'enciclopedia "Poesia in cucina" (ed. Cannavacciuolo, Roma), vi invito a goderne in anteprima e a trarne tutti i benefici. Poi vi interrogo tutti sul termine ammarvire. 

Grazie Silvia! 

LA RICETTA DELLE PUNTARELLE

Le puntarelle non sono un semplice contorno: con la loro forma arricciata, sono sicuramente attorcigliate alla doppia elica del DNA di un romano.
Avrei la tentazione di non spiegarvi cosa sono di preciso: se non lo sapete… peggio per voi. Ma so che questo atteggiamento è il tipico esempio della spocchia romana, quella che ci fa sempre, immancabilmente pensare “io so’ io e voi non siete…”. Quindi scendo dalla biga e vi cerco un’immagine di cosa sono le puntarelle.
Questa è cicoria catalogna e le puntarelle sono i suoi germogli.
I germogli, si tagliano per tutta la loro lunghezza, dividendoli in 4 parti, e ricavandone dei filetti croccanti.
L’operazione fondamentale è immergere subito questi filetti in acqua ben fredda e lasciarli lì finchè non si arricciano per bene. Il riccetto è fondamentale: non cambia il sapore della puntarella, ma la rende allegra, vivace. Ne fa quell’annuncio precoce di primavera che ti ricorda che l’inverno finirà. La puntarella è una stella filante di carnevale: è fresca e croccante, non può appartenere all’inverno, quindi di sicuro ne siamo quasi fuori. La puntarella è ottimista. La puntarella è proprio romana: ti mette allegria pure quando non c’è proprio gnente da ride e poi ti fa pensare “ma che c’avrai da ride”.
Una volta arricciate, le puntarelle si scolano per bene e si condiscono con una pozione magica.
In una ciotolina mettete delle acciughe sott’olio, ma buone buone. Non fate i tirchi: prendetele siciliane, cicciotte e polpose. Prendetele così buone da farvi venir voglia, mentre condite le puntarelle, di mangiarvi un’acciughina su pane e burro.
Le tagliata in punta di coltello a pezzettini più piccoli possibile, quasi una poltiglia. C’è anche chi usa la pasta di acciughe, ma quella è fatta con le teste, è buona per fare l’esca dei pesci, mescolata alla mollica di pane e pecorino, non è roba per esseri umani.
Alle acciughine spappolate mischiate uno spicchio d’aglio tagliato finofinofino (come la mortadella di Funari), ma proprio a pezzetti minuscoli. Poi ci mettete l’olio buono (sì, certo, extravergine. Ho detto buono, io uno ne conosco buono!), possibilmente della Sabina. Poi un pochino di aceto di vino bianco e mescolate la pozione. Quando diventa un bel composto torbido, lo versate sulle puntarelle e ci mettete un po’ di sale.
E poi ve le mangiate….
NO!!! Lo sapevo che ci cascavate!!! No che non ve le mangiate subito: devono stare lì almeno un’oretta, si devono ammarvire, devono diventare almeno la metà.
Tenete conto che da ogni piede di catalogna, usando solo i germogli, ricavate poche puntarelle, poi le mangiate quando sono ammarvite… Insomma, capiamoci, non ne comprate poche, che poi vi pentite.
Se non ve la sentite di tentare la capatura (un po’ laboriosa) e l’arricciatura in acqua fredda, per le prime volte potete comprarle anche già pulite (sì, trovatele al mercato vostro, oh non laziali!).
Qualcuno si starà chiedendo: sì, vabbè, ma quante acciughe, quanto aglio, quanto aceto…
Belli miei, e che ve lo devo dire io? Mettetene quanto ve ne piacce. Io abbondo, soprattutto con le acciughine.
Bon, adesso cantate “Roma nun fa’ la stupida stasera” mentre condite le puntarelle e buon appetito, Io vado a mangiarmi quelle lì nella foto.
Io ho liberato le puntarelle, ma trattatemele bene, che ne ho una attorcigliata all’aorta.
Silvia


“Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web”.

A questo link trovate tutte le ricette di oggi e tutte le modalità per sostenere il Centro Astalli: invito tutti a dare anche un piccolo contributo, in questo momento anche 5 o 10 euro fanno la differenza.

6 commenti:

  1. Che buone le puntarelle! Dalle nostre parti arrivano ogni tanto grazie al produttore del nostro gruppo di acquisto... altrimenti sono quasi introvabili! Grazie per l'accurata descrizione delle operazioni di arricciatura, me lo tengo a mente per la prossima occasione!

    RispondiElimina
  2. E che le puntarelle ammarvino! Pensa che mia mamma c'ha sempre provato a farmele almeno assaggiare in culla ma l'ho sempre snobbate fino a che non sono uscita di casa, poi me c'è venuta la curiosità e me ne magnerei una caterva ogni volta!. Quando si dice i figli...je possino ammarvì la cabeza!

    Grazie per questo spicchio di Roma,
    Maxi Pat

    RispondiElimina
  3. Chiara del mio cuor!

    Dedico la ricetta a te, alla mia socia Serena che tra i ghiacci svedesi le può solo sognare e a quella mezza romana e mezza milanese della Valewanda. Siete tutte estimatrici della puntarella.

    L'ospitalità sul tuo blog è preziosa e speciale, come l'amicizia fatta di pochi incontri, ma sempre sentiti e profondi. Grazie amica mia.

    RispondiElimina
  4. grandiosa tu! la mia mamma se n'è andata senza conoscerle, le puntarelle. io però ho amiche webbarole che han posto rimedio

    RispondiElimina
  5. buone,peccate che qui a Palermo non si vedono proprio

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...