lunedì 26 marzo 2012

Singing in the car #2

Se qualcuno mi chiedesse oggi "Come va?", risponderei in veronese stretto "'Na val che se brusa"*.
Cantiamoci su (e la dedico alla mia amica Pentapata, che adoooora vivere in campagna)


La rubrica è un'idea di Pentapata. O di Lucia. O dei giapponesi (pare). 
*dicesi 'na val che se brusa (una valle che brucia) una situazione particolarmente dimmerda.

venerdì 16 marzo 2012

Moooolto meglio

Alla fine il buco nel muro non si è riempito ma almeno non fa più così male.
Grazie ai mattoni e alla malta che mi avete regalato coi vostri commenti,
grazie alla mia mamma che anche stavolta mi ha salvata, offrendosi di prendersi cura del nano febbricitante a suo domicilio
grazie a una canzone, mannaggiatté Nestore, che da quando l'hai rispolverata ho ritrovato il mio cd e adesso va in loop tutti i giorni in macchina
grazie al lavoro, che svolgo con passione matta e disperatissima, non capendo il 50% delle cose che faccio, ma sorridendo sempre
grazie alle chiacchierate social, che mi regalano ricette, viaggi immaginari (ma magari no), e una nuova scoperta (di cui vi parlerò quando la proverò...)
grazie alla primavera.
Il mazzolino di fiori che mi ha regalato CialtrOne

Però però... Amore mio, marito mio da 4 anni, che porcalavacca non siamo mai riusciti a festeggiare il nostro anniversario di battrimonio, guarisci presto perché tanto non lo trovo il completino da sexy-infermiera.

domenica 11 marzo 2012

Tediosi psicodrammi

Qualche giorno fa Claudia ha postato su FB la foto di un enorme buco sul muro di casa, per giustificare la sua assenza dal web: di sicuro starà rivoluzionando casa, quel buco è qualcosa di nuovo che arriva, un'idea che prende forma.
Quella foto mi ha ispirato.
Ma purtroppo io ci ho visto un'altra cosa.
Complici le malattie dei bambini, la pressione sul lavoro, la routine, la prigionia in casa malgrado le splendide giornate di sole.
Io ci ho visto una voragine nelle mie certezze.
Un senso di estraneità dalla vita che sto vivendo.
Non si spiega con nessun evento particolare, con nessuna attitudine all'umore nero.
Stavo vivendo e guardando il film della mia vita proiettato su un muro, ora lì c'è un enorme buco.
Vedo le mie sicurezze in briciole. Non quelle fondanti, ma quelle spicciole: alzarsi la mattina, portare i bimbi a scuola, andare in ufficio, tornare, spesa, casa, parco giochi, chiacchiere, riunioni, musica, tv, cucinare, film. Un frullato di routine piacevole e rassicurante. Ma quando i bimbi stanno male e non hai nessun aiuto, quando al lavoro ti chiedono di imparare in due ore un lavoro di estrema responsabilità che farai solo tu, quando le giornate si susseguono frenetiche eppur noiose a morte... Ecco lì io mi siedo e vedo tutto crollare.
E quel buco è riempito di pianti, tachipirina, antibiotico, minestrine, musi lunghi, pronto soccorso, termometri, excel, signorsìsignore, brufoli, lavatrici.
Ho voglia di metterci anch'io una finestra, o una porta, o anche dei bei mattoni.
Guariranno. Smetterò di invidiare chi nel bisogno ha un aiuto sempre a disposizione. Smetterò di pensare di essere una lavoratrice inaffidabile perché non si sa mai se domani ci sarò.
Cambierà. Intanto mi chiudo in bagno e quello che vedo allo specchio non mi piace.
Dicono che poi passa.

domenica 4 marzo 2012

Torcia, tacchi e tagliatelle

Ovvero come rendere felici due bambini senza comprare niente




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